Questa stagione della “civiltà dell’immagine” si è aperta con l’affermarsi di nuove tecnologie visive che comunicano e riflettono lo spirito del tempo; l’incrocio della conoscenza con il saper fare e saper essere fino a perseguire un nuovo modello di riferimento che rende evento, realtà e apparenze del mondo.

La fotografia sempre più caratterizzata dalla diffusione del digitale, è un privilegiato strumento di rappresentazione di una società post-moderna tra dinamismo sociale e pluralità della comunicazione.

In questo spazio senza confini, si percepiscono meteore di creatività e di mondanità e le immagini sono al centro della dimensione creativa dove con accattivanti forme espressive, sperimentano e determinano nuovi linguaggi e forme del comunicare.

La fotografia è un medium interdisciplinare capace di esprimere le caratteristiche del proprio linguaggio: dalla casualità “dell’objet trouvé”, alle proto-architetture, ai luoghi della plastica, ai segni della nuova civilizzazione; para o meta fotografie non più solo visione o metafora, bensì struttura formale nelle diverse propensioni stilistiche.

Dal metafisico viaggio alla ricerca dell’io attraverso forme della propria interiorità, alla commedia espressiva del proprio cammino, agli istanti di poesia del quotidiano o della memoria, al vissuto diretto, inestricabilmente intrecciato con il vissuto di ogni autore.

Il ricercato trattamento della post-produzione anticipa e sostiene nuove espressioni visive ed è fertile terreno delle avanguardie e delle sperimentazioni; lo rintracciamo nelle composizioni grottesche, allegorie del reale, kitsch; nelle immagini serializzate portate all’esasperazione della banalità, aggressive e critiche nei confronti della società del consumo; nell’occhio dilatato del labirinto del fashion; nelle immagini che rifiuto la tecnologia digitale, “al non pensare e scatta”dei lomografi.

La fotografia oggi si confronta con le visioni tragiche della nuova società, i nuovi deserti urbani, la natura dove, in un proscenio di egoismi si stanno consumando drammi visibili ed invisibili. ViVi si propone come contributo di coscienza e di speranza.

ViVi, Visioni Virtuali è una mostra fotografica collettiva on line. Nel tempo del corona virus è avverabile organizzare un flash mob virtuale di immagini; droplet di visioni coinvolgenti, relative, riflessive, dinamiche che nella loro corrente continua ci tramano richiami di memoria e incanto. Allucinazioni fantastiche, visioni che fluttuano in un cyberspazio, una dimensione fluida e navigabile che permette ai protagonisti di amplificare le loro emozioni e di estendere il loro messaggio in una rappresentazione in successione che ci induce alla riflessione sulla mutuazione dei valori dei messaggi di una fotografia priva del suo supporto, della rappresentazione e della comunicazione interpersonale.

Questa rassegna raccoglie qualità e autorevolezza nell’infinita gamma delle modalità di fare fotografia; le immagini in bianco e nero sono un ritorno alle origini e trasmettono eleganza esemplare; le altre immagini presenti - colori, digitali o analogiche, sfocate, mosse, visionarie, realiste, para o meta fotografiche esaltano il sottile fascino dell’inquietudine.

Immagini che si estendono verso distanze incredibili per una possibile mappatura dell’immaginario. In questo spazio che ancora non conosciamo, si muovono le “visioni liquide”del ricordo, della bellezza , della nostra spiritualità, dell’indicibile.

Non ci interessa sapere se questi fotografi hanno cercato di produrre forme alternative di visualizzazione del Web o di forzare la comunicazione; di certo hanno trasmesso pensieri, emozioni, relazioni da un mondo che ne ha bisogno e che è nello stesso tempo dovunque e da nessuna parte.

Enzo Carli

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